Letture 2010 | |
Scritture |
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Prefazione
I lettori di Testuale conoscono Raffaella di Ambra (che fa parte anche della Consulenza Redazionale della rivista con la quale è in corrispondenza da Parigi). Nella quarta di copertina di uno dei suoi saggi più recenti, Le désir conscient et inconscient — Une lecture des interprétations lacaniennes, con estrema pudicizia si trascrive in poche parole assai dense, dense e rare come la sua preziosa vita intellettuale, la biografia: «Italienne, docteur en sociologie, psychanalyste». In questa veste ha pubblicato fra l’altro nei Quaderni di Testuale (il n.4) Roland Barthes: corpus et corps. Ma è, ancora con molto pudore, una eccezionale, sebbene avara, poetessa: l’editrice MYSELF research ha pubblicato alcune sue preziose plaquette. E in Testuale n.39 si è detto di una sua breve ma intensa raccolta del 2006: Chronologies-14 textes. La sua poesia è unica, per la visione di una parola metafisica e altrettanto rarefatta e, si può dire, silente. Onirica, secondo l’evidenza della psicoanalisi. Perciò un saggio di Raffaella Di Ambra inizia testualmente: «Le rêve est la voie rovaLe dans la découverte de L ‘inconscient». Onirica, sì, tuttavia, pur con l’energia risalente dall’inconscio, in stretto contatto con la verità spaziale delle cose quali archetipi, vale a dire per un tempo che si riconosce nello spazio eternale:
Treno. La stessa ora. Molti treni per andare e tornare. Musica. La stessa musica tante volte. Musica. Treno. Ore. Anno. Anni. Vita...
........ Cela me fait penser à un dialogue: “- Une fois terminé, je vais vous perdre. — Non, c’est pour l’éternité”.
Raffaella Di Ambra, con generosa confidenza, mi ha messo a disposizione una serie di scritture, private in quanto per lo più ancora manoscritte e comunque non ancora fatte conoscere. Forse antiche carte, persino ingiallite, sdruscite, rimaste in un cassetto - ben conosco la sua resistenza alla pubblicazione. Il fascino di quei segni, di quelle tracce mi ha fortemente impressionato. Persino dal punto di vista visivo. Persino là dove la grafia non è del tutto comprensibile. La contingenza scritturale mi ha dato una volta (li più il senso insensato di un tempo sognato, tuttavia non ancora testuale. Queste scritture tracciate su carte consunte, su trasparenti veline, questi appunti, dispersi, corretti, riscritti, danno l ‘impressione di dipanarsi in territori non ancora accertati, non ancora mappati, in cui il carnale, anche nostalgico, spontaneo sentimento si affaccia a un mistero poetico non ancora rivelatosi. Mi è parso di cogliere la dismisura dell' origine della parola, dell' inizio della poesia. L’inizio di una eternità. L’inizio che troverà corpo e testo nella poesia metafisica di Raffaella Di Ambra. Per pratiche ragioni ho fatto una contenuta, scelta quasi casuale, fra quelle molte carte. Penso quasi che il lettore non possa, non le voglia leggere coscientemente, ma tenti innanzitutto di apprezzarle nella loro visiva originar età. Nella loro leggerezza in attesa di una epifania. Così fra tante moderne teorizzazioni sull' Altro, sull' Assenza, si manifesta una certezza di vita che trova nella parola proprio in quanto rarefatta, per quanto onirica (o propriamente per questo), la valenza di una verità presente senza residui:
Cristallino e terso crepuscolo m’investe Non c’è da indugiare davanti ad orizzonti
Non per foschia io temo ma per certezza di fato
Non lucido inganno la vita né scoscese illusioni ma fede
Né assenze né indugi ma corsa e voli
Gio Ferri
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